Sempre più numerose sono le persone che, attratte dai costi ridotti, alimentano il fenomeno del turismo chirurgico, spesso sottovalutandone i rischi. Si tratta di una pratica diffusa in rete da vere e proprie agenzie del turismo che invitano a sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica all’estero concedendosi al contempo una vacanza.
Secondo le statistiche ASPS (American Society of Plastic Surgeons), le mete più ambite per la chirurgia estetica sono Argentina, Brasile, Costa Rica, Repubblica Domenicana, Malesia, Messico, Filippine, Polonia, Sud Africa e Thailandia e ad usufruire di questi pacchetti all inclusive sono soprattutto donne tra i 40 e i 54 anni.
Prima di cedere all’acquisto bisogna però considerare che ogni intervento chirurgico, compresa la chirurgia estetica, ha alcuni rischi, che possono aumentare nel caso di vacanze legate alla chirurgia estetica:
⁃ Non vi è certezza di procedure igieniche e di un ambiente sanitario adeguati, pertanto si potrebbe incorrere ad infezioni.
⁃ Trattandosi spesso di strutture private, le credenziali dei chirurghi e degli impianti non possono essere verificate. Non sono quindi da escludere cicatrici antiestetiche, ematomi, e risultati insoddisfacenti.
⁃ Non ci può essere nessun ricorso legale in caso di negligenza chirurgica.
⁃ In caso di complicazioni il paziente deve affrontare costi aggiuntivi per interventi di revisione, trovandosi così a spendere più di quello che avrebbe pagato nel paese d’origine.
⁃ Affrontare un lungo volo dopo un’operazione chirurgica può aumentare il rischio di sviluppare embolia polmonare e coaguli di sangue.
⁃ Le attività di vacanza dopo l’intervento potrebbero causare inutili complicazioni ai pazienti. Essi devono infatti evitare di prendere il sole, bere alcolici, nuotare e fare esercizio fisico dopo l’intervento chirurgico.
Per contenere i rischi, l’ASPS suggerisce al paziente di fare domande sulla struttura che sceglierà e di viaggiare informato, per evitare di selezionare inconsapevolmente personale medico non qualificato operante in strutture chirurgiche non affidabili.